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Capanna Piansecco 1988m - Alpe di Maniò 2140m
24.05

 

 

Appuntamento a Ponte Tresa alle h 6:30. Si preannuncia una giornata rovente, a quest’ora ci sono già 19°C. Partiamo con l’idea di fare un’escursione in Val Bedretto, di seguire la strada che porta al Passo della Novena (2478 m) fino ad All’Acqua (1614 m), e qui valutare le condizioni della neve per poi decidere se fare il versante sinistro della Valle, verso il Passo San Giacomo (2313 m), o quello destro, verso la Capanna Piansecco (1988 m). Parcheggiamo alla sinistra della sbarra che vieta l’accesso alla valle, salutiamo degli altri escursionisti che, equipaggiati di racchette da neve, stanno partendo per il Passo San Giacomo, e decidiamo di fare il lato destro della valle, verso la Capanna Piansecco, perché a quest’ora é più soleggiato. Non portiamo le racchette, ma poco dopo siamo costretti ad indossare i ramponcini. La neve tiene bene ed in breve siamo alla Capanna: di proprietà del CAS di Bellinzona, si trova ai piedi delle Alpi Lepontine in un ambiente alpino di grande suggestione. Quassù lo spettacolo è bellissimo: sulla nostra destra possiamo ammirare il Pizzo Rotondo (3192 m), il Chüebodenhorn (3070 m), il Poncione di Cassina Baggio (2860 m) e il Poncione di Maniò (2924.5 m), davanti a noi, in un continuo saliscendi, la valle si apre verso il Passo del Corno (2485 m) e sulla sinistra un susseguirsi di cime, bocchette e piccoli ghiacciai che portano al Passo San Giacomo (2400 m). Decidiamo di seguire il sentiero che passa sotto il Lago delle Pigne (2278 m) e quindi raggiungere la strada che porta al Passo della Novena, in località Ciurei di Mezzo (2099 m). Non ci sono tracce lasciate da altri escursionisti e la sensazione di trovarsi soli con la montagna è emozionante. Il caldo si fa sentire e seguiamo il sentiero aiutatandoci col GPS che ci permette anche di evitare i corsi d'acqua e i laghetti ancora coperti di neve. I segni lasciati dalle tante slavine sono come cicatrici nella neve e testimoniano la forte attività di slavinamento: l’inverno deve essere stato veramente duro quassù. All’improvviso, nel silenzio che ci circonda, un’aquila plana leggera sopra di noi. Prendiamo le macchine fotografiche e cerchiamo di catturare quante più foto possibili. Io resto senza parole, non ne avevo mai visto una così da vicino. Stiamo attraversando l'Alpe di Maniò (2140 m) e distratti dalla bellezza selvaggia dei luoghi non ci accorgiamo che è già mezzogiorno, quindi trovato un posto adatto, ci fermiamo a mangiare. Siamo soddisfatti di come sta proseguendo l’escursione e l’incontro con l’aquila è stato veramente emozionante. Beviamo un caffè e riprendiamo il cammino. Ci portiamo fuori da un tratto un po’ critico: un costone ancora abbondantemente innevato, ed iniziamo la discesa che ci porterà sulla strada che conduce al passo. L’esposizione soleggiata del pendio ha sciolto la neve, e i primi fiori alpini, anemoni di primavera, primule farinose e genziane, fanno capolino tra cespugli di erica, rododentro e mirtillo. Fotografiamo i bellissimi fiori e ci immettiamo sulla strada sgombera dalla neve per l’apertura prossima del passo. Ai bordi però è ancora altissima, quest’inverno ha raggiunto i quindici metri di altezza. Durante il ritorno al parcheggio, ci accompagna il fischio di una marmotta solitaria che, echeggiando in tutta la valle, ci annuncia che la primavera è arrivata anche a queste altezze e che fra un po’ la neve libererà le montagne lasciandoci sperare in nuove bellissime ed emozionanti escursioni.